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Reportage da una corsa di cani

In Italia le corse dei cani sono state bandite dal 2002, per la legge sono illegali e le motivazioni sono più che sensate. Anche un nuovo bookmaker italiano deve escluderli dal suo destino, il che non significa che l’offerta che hanno al momento non sia sufficiente. I levrieri hanno sempre vissuto in condizioni disagiate, in alcuni casi da incubo, alla stregua di merce inanimata la cui esistenza aveva il solo scopo di portare un guadagno a padroni senza scrupoli. In alcuni stati d’Europa, però, le corse dei cani sono ancora un’attrazione, fanno girare una quantità inverosimile di soldi e gli stati sono riluttanti a prendere provvedimenti drastici. È il caso di Irlanda, Regno Unito e Spagna, dove le corse dei levrieri non sono ancora fuorilegge.

C’è da dire, a onor del vero, che almeno in Irlanda le regolamentazioni in merito alle condizioni di vita dei cani si sono fatte più stringenti e tutto sommato ad oggi il dibattito sulla necessità o meno di chiudere per sempre i cinodromi è una discussione che ha senso. Siamo capitati a Dublino e una domenica abbiamo deciso di andare a dare un’occhiata per vedere come si svolgono queste corse. Abbiamo trascorso così una serata alternativa allo Shelbourne Park Greyhound Stadium.

La struttura è facile da trovare, è ai docks, vicino all’Aviva Stadium e nella zona degli uffici dove i colossi americani aprono la sede europea per pagare meno tasse. Qualunque tassista lo conosce e in dieci minuti dal centro siamo lì, di buon ora. Cominciamo col dire che la prima sorpresa sono gli avventori; intere famigliole di gai irlandesi scendono dalle macchine appena parcheggiate per dirigersi al cinodromo ad assistere allo spettacolo di questi bellissimi levrieri che gareggiano correndo come fulmini per raggiungere la linea del traguardo. Messa così non sembra poi tanto male. E noi che ci aspettavamo di trovare solo omoni col singhiozzo e tanta necessità di azzeccare la giocata della vita.
L’esperienza in sé è davvero uno spettacolo, su questo non c’è ombra di dubbio. Alla corsa partecipano sei cani che inseguono un coniglio meccanico lungo un circuito. Guardandoli all’azione si capisce che sono un prodigio della natura concepito per fare esattamente questo nel miglior modo possibile. Questi cani vivono per il brivido della caccia per istinto di natura, così come il mio cane al parco corre tutte le volte appresso alla pallina che gli lancio.

In più, oltre a godere dell’entusiasmo generato dalla pista, lo stadio è ponderato a tavolino nei minimi dettagli per offrire i servizi più disparati, progettati per rendere la visita piacevole e avvolgente. Beh, il ristorante è un ristorante irlandese e più di tanto non si può pretendere, ma il bar offre una fantastica selezione di spiriti e birre in perfetto stile classico. Nell’insieme si vive un’esperienza immersiva nella cultura del posto e si ha l’occasione di stare a contatto con la gente del luogo, cosa che nelle zone più turistiche come Temple Bar risulta impossibile. Adrenalina, storia, Guinness e scommesse, in un ritrovo adatto anche ai bambini. L’atmosfera, se paragonata a quella che troviamo noi nei nostri stadi di calcio, è cento volte più rilassata e amichevole, di sicuro più adatta ai bambini di una partita di Serie A, dove nessuno sembra curarsi della loro presenza.

In poche parole il discrimine sta tutto nelle condizioni in cui vivono gli animali: se fosse possibile monitorare da vicino lo stile di vita dei piccoli corridori, queste corse dei cani non sarebbero neanche troppo male. Parola di animalista.